martedì 14 febbraio 2017

E' ANCHE COLPA NOSTRA ...

IL BILIARDO E' IL GIOCO PIU' BELLO DEL ... NON ROVINIAMOLO
Raspona, squadre con nove giocatori (questa mi pare la più controversa), rapporti tra dirigenti e giocatori, concomitanza di date, Uisp, Abis, Fibis, non c'è argomento che non provochi polemiche a dir poco astiose. Se una parte dello spazio utilizzato sui social per scannarsi fosse impiegato per socializzare, diffondere notizie, dati, risultati, il biliardo ne trarrebbe grandi vantaggi. 
Chi ha ragione? Chi torto? Di chi sono le responsabilità?
Con il rischio di apparire buonista (termine che di questi tempi viene usato in modo dispregiativo) affermo con chiarezza che non è importante, che la ricerca delle responsabilità rischia di essere tempo perso, un modo per sfogarsi e accettare che tutto resti com'è. Non è così che si risolvono i problemi, nemmeno i più semplici. Con altrettanta franchezza sottolineo come il biliardo conti più di chiunque pensi di essere indispensabile, dirigenti, giocatori, gestori. Il biliardo ha radice lontane ed è sopravvissuto nei secoli, con alti e bassi ma è più forte delle mode, dei tempi, delle componenti che lo "gestiscono". Ciò non significa che queste componenti non siano importanti, lo sono eccome. Per gestire un'attività tanto articolata c'è bisogno di un'organizzazione, di persone disponibili, di qualità che dipende in gran parte dalla capacità di interazione di questi soggetti. Oggi queste condizioni non sembrano esserci. Il condizionale è d'obbligo essendo il mio, un punto di osservazione molto limitato. Le difficoltà sono visibili, c'è un clima a dir poco pesante. Non si tratta di qualche voce fuori dal coro, c'è qualcosa di peggio delle polemiche su singoli episodi, sembra essere venuta meno la capacità di confronto. Il malessere rischia di allontanare chi vive il biliardo come una gioia, un passatempo, un modo per sentirsi partecipe. Il biliardo è solo un gioco ma sembra che molti lo scordino. Ci sono dispute sulle regole che si trascinano da sempre, è proprio così difficile trovare soluzioni? Sento spesso parlare del rispetto delle regole, esaltare la disciplina, sono d'accordo ma bisogna evitare interpretazioni quasi militaresche. Bisogna distinguere il rispetto delle regole da intransigenze che risulterebbero incompatibili con l'approccio che la maggior parte degli appassionati ha con il biliardo, senza per questo scambiare la flessibilità con l'anarchia. Se necessario le regole vanno semplificate, condivise e ovviamente rispettate. Poche sere fa, a qualcuno che giustificava le sue scarpe (nere sportive con una riga tricolore e stringhe rosse) sostenendo che se fossero state tutte nere non sarebbe cambiata la qualità del suo gioco, facevo notare che non mancava di rispetto ai dirigenti ma agli altri diciannove che indossavano la divisa regolamentare. La stessa logica vale al contrario. 
Le mie sono considerazioni in libertà che nascono dalla preoccupazione di vedere il giocattolo rompersi, non ho nessun ruolo e ancor meno autorevolezza per dare consigli o peggio ancora giudizi ma credo che i dirigenti (delle varie federazioni) e i giocatori, soprattutto i più rappresentativi, debbano sentire la responsabilità di quel che sta succedendo. Anch'io resto col naso appiccicato al monitor per seguire Messori, Corradini, Corsano, Cardinali, ma anche questi campioni sarebbero poca cosa senza le migliaia di appassionati che fanno vivere questo sport. Qualcuno potrebbe ricordarmi che se guardo lo streaming è perché c'è qualcuno che se ne fa carico, che lo gestisce. Come negarlo? Come non apprezzare questi sforzi? Ho scritto fin troppo sul volontariato che resta una componente decisiva per far girare questo mondo. Il volontariato però ha le sue regole, sensibilità comprese, il volontariato va coltivato, fatto crescere e serve che chi ha ruoli importanti (spesso volontari a loro volta) ne sia consapevole.
A Ferrara viviamo un momento particolare, l'anno scorso è stato avviato un processo di rinnovamento che ha portato risultati significativi, in gran parte ancora oggi visibili ma la situazione è difficile, troppe fragilità, troppi impegni per pochi volonterosi che spesso raccolgono più critiche che ringraziamenti. La stagione è ancora lunga, gli spazi per recuperare ci sono, non aspettiamo che scappino i buoi prima di chiudere la stalla.

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