mercoledì 19 ottobre 2022

PUNTO&VIRGOLA

mercoledì 19 ottobre 2022
 
Il biliardo è un gioco di precisione e abilità, di cervello e metodo, ma non è matematica pura: ci sono molti altri fattori che influiscono: il corpo, il temperamento, l’ambiente. E soprattutto l’avversario.
(Maria Duenas)
DUE CHIACCHIERE TRA DI NOI
Questo più che un blog é un cassetto dove trovare informazioni, molte in tempo quasi reale, altre in ... differita. Chi scrive pensa che informazione e comunicazione siano fondamentali per lo sviluppo di questo sport, soprattutto in una fase tanto difficile, con problemi economici sempre più marcati, con l'incertezza che resta, anche se l'attività sembra poter continuare, rafforzare la rete, esaltandone tutti gli aspetti, significa renderla più forte, più appetibile. So che molti, una volta che il segnapunti viene spento, considerano tutto finito, ma non è così, lo dimostrano i numeri delle visite ai siti specializzati, ai profili facebook. Ho scritto più volte che chi investe nel biliardo ha il diritto di vedere scritto il nome della propria attività vicino al giocatore che ha sponsorizzato, allo stesso giocatore fa piacere leggersi, magari avendo vinto anche solo il girone, che in molti casi significa aver percorso qualche centinaio di chilometri. Un modo per aumentare l'interesse, per dare soddisfazione ai protagonisti. La storia del biliardo é vecchia di secoli, qualcuno azzarda di millenni, ma è difficile trovare dettagli e informazioni degli eventi che hanno caraterizzato questo lunghissimo percorso. Grandi storie, molto folklore, personaggi roboanti: Papi, principi, re, cortigiani, ma restano ignoti i protagonisti, di loro non si trova quasi traccia, così si costruiscono leggende generiche, un po' sterili, senza contribuire concretamente alla crescita del movimento che traina e fa vivere il biliardo. Tutti ricordano Paul Newman, Francesco Nuti (nella foto insieme allo Scuro), ma pochi conoscono questo mondo, e se anche nutrissero qualche curiosità, faticherebbero a trovare informazioni e notizie, che vengono disperse in mille rivoli. 
Mordecai Richler nel suo meraviglioso libro (ne consiglio vivamente la lettura), sostiene che il biliardo è un gioco troppo serio per lasciarlo ai cronisti sportivi; non so se esagera, so che lo snooker (la specialità che lo ha ispirato) quest'anno ha elargito al vincitore del campionato mondiale qualcosa come 500.000 sterline. Altri mondi, per carità, un secolo fa però, questo gioco viveva nei sobborghi delle città britanniche, e in pochi altri contesti, oggi Ronnie O'Sullivan (foto in basso) è talmente famoso da contendere popolarità e premi a calciatori, tennisti, campioni di golf. La BBC trasmette quasi tutti gli appuntamenti più importanti, esistono almanacchi, pubblicazioni, statistiche vecchie di decenni. Senza quel lavoro lo snooker non sarebbe mai arrivato a questi fasti. Oggi ci sono procuratori, segretarie, troupe televisive, ma la storia parla di quaderni sgualciti conservati da baristi, gruppi di facchinaggio, federazioni improbabili e costruite con quel che c'era. So cosa pensa chi sta leggendo, tranquilli, non ho certo l'ambizione di paragonare il biliardo (soprattutto quello tradizionale) allo snooker, non sono stupido, almeno lo spero, ma tra l'Everest e il cavalcavia della stazione di Bologna, ci potrà pure stare qualcosa in mezzo.
Non sto polemizzando, non mi interessa, ho superato da tempo quella fase, sono consapevole che il nostro gioco si basa soprattutto sul volontariato, e, il volontario va apprezzato sempre, il volontario però (aggiungo per fortuna) non si comanda, si deve convincere, coinvolgere in un progetto, se succede, si ha la certezza del risultato. Sento spesso dire che fanno già abbastanza, per quanto mi riguarda fanno anche troppo, ma il problema non é aggiungere, ma "orientare" il fare ... d'altronde l'organizzazione delle gare nazionali non è banale, eppure le regole vengono rispettate (qualcuno dice fin troppo ...), chi gestisce quegli eventi si dimostra all'altezza, chiedere che la copia della fase finale venga fotografata e pubblicata in un luogo dedicato, non credo comporti aggravi particolari. Un punto d'informazione, che può anche sollecitare qualche iniziativa. La diretta é stata un salto di qualità importante, ha avvicinato centinaia di appassionati, è impegnativa e spesso paga difficoltà "esterne", eppure sta diventando una abitudine. Una bella abitudine a cui non si sarebbe mai arrivati se chi indirizza scelte e decisioni non ci avesse creduto.
La pandemia ha messo a dura prova tutti, in particolare chi ha sempre investito nel biliardo, gli esercizi privati sono i più esposti, ma anche i circoli non vivono certo nell'oro, soprattutto in periferia. Le sofferenze non hanno risparmiato nessuno. Nonostante tutto, sono ripartiti in tanti, in alcuni casi hanno addirittura aumentato le iscrizioni, le gare, stando ai numeri di questo scorcio di stagione, registrano una partecipazione significativa. E' la dimostrazione che il movimento tiene, che anche nelle difficoltà é possibile programmare il futuro con qualche ottimismo.Non ho proposte da avanzare, d'altronde non ne ho i titoli, ma credo che tutte le forme che possono aiutare il biliardo a svilupparsi, vadano colte. 
Il biliardo é solo un gioco, si legge in quasi tutte le comunicazioni dell'Uisp, ed é vero, un gioco con pochi mezzi, che ha bisogno di grandi numeri per sopravvivere, di rinnovarsi, di attrarre giovani. 
Un mondo complesso, che permette a sedicenni di incrociare uomini, anziani, un mondo trasversale, nel parcheggio dove si disputa una gara, vedi Suv da centomila euro, parcheggiati vicino a carrette che partono sempre più faticosamente, ci sono intellettuali, operai, disoccupati, pochi ambiti sono rappresentativi della società come il nostro. Non mi interessa proporre un'analisi sociale, non ne sarei nemmeno in grado, ma rifiuto definizioni e letture semplicistiche e grossolane su questo universo, che merita attenzione e rispetto.

2 commenti:

  1. resisti Ivan resisti...potremmo affiancare al tuo blog un gruppo facebook dove in tempo reale chi conosce i risultati li puo' comunicare agli altri, tentiamo e invitiamo piu' gente possibile

    stefano neri

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    Risposte
    1. Potrebbe essere un'idea, un profilo facebook di questo tipo, ma serve la volontà di farlo, di profili ce ne sono anche oggi, basterebbe scrivere lì. Certo uno sazio dedicato sarebbe il massimo, anche per poter dialogare, fare domande, insomma rimanere in contatto.

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